La Quadreria della Fondazione Carivit

Con l’accordo stipulato con Intesa San Paolo il 29 ottobre 2014 la Fondazione Carivit ha acquisito la disponibilità in comodato delle opere d’arte già custodite nella Sede della Cassa di Risparmio di Viterbo.
Si tratta di un prezioso tesoro che rimane alla comunità del nostro territorio aperto alla fruizione del pubblico all’interno degli uffici della Fondazione, che conferma in tal modo il suo ruolo nella conservazione del patrimonio artistico e culturale della Tuscia.

Cerca di recare giovamento a quanti più puoi. Così recita la traduzione di una delle iscrizioni o ammaestramenti morali, evidentemente desunte dall’esperienza della vita quotidiana, che furono fatte incidere in latino nei cartigli dei fregi delle finestre del palazzo che, dopo essere stato, almeno in parte, delle famiglie Archilegi, Pico, Marozzi e Musacchi, era passato definitivamente, entro la metà del Seicento, alla famiglia d’origine vetrallese dei Brugiotti, la quale iniziò a ristrutturarlo ed accrescerlo. A distanza di secoli da quell’esortazione, che campeggia ancora sulla facciata di una rilevante porzione del palazzo che nel 1995 fu acquistata dalla Fondazione Carivit per farne la propria sede ed è con lo stesso spirito di voler arrecare beneficio e vantaggio, anche culturale, che la stessa Fondazione, si adopera, in base alle proprie norme statutarie, per recare giovamento nell’ambito della città e del territorio provinciale di Viterbo.
Perseguendo questo spirito, la collezione d’arte di Palazzo Brugiotti ha oggi potuto essere accresciuta nella sua raccolta d’opere d’arte, mediante il trasferimento nel prestigioso palazzo di Via Cavour, ovvero della rinascimentale Strada Nova o Farnesia, di una serie di opere artistiche che si trovavano nella sede centrale della Carivit.
Ciò è stato reso possibile grazie ad un apposito accordo di comodato intercorso tra la stessa Fondazione e il comodante Intesa Sanpaolo, mediante il quale, quest’ultima istituzione, come attuale proprietaria delle opere, ha concesso, con un primo lotto di consegna, ben diciannove dipinti su tela e su tavola, oltre ad una scultura in terracotta.


La sistemazione delle opere all’interno della nuova sede ha comportato una riflessione che concerne aspetti di tipo museografico, riguardanti le soluzioni espositive e tecniche circa la collocazione dei dipinti. Del resto, mentre altrove, sin dall’Ottocento, con l’imponente sviluppo dell’istituzione museale nel corso di quel secolo, si tendeva a realizzare sedi di musei create ex novo, in Italia si affermava, sin da allora, la tendenza ad ospitare le collezioni in edifici di rilievo storico e monumentale.
In Palazzo Brugiotti, che fortunatamente, a differenza di altre architetture viterbesi, non è stato oggetto, nel corso del tempo, di profonde trasformazioni o distruzioni che abbiano svilito la pregevolezza dei suoi spazi architettonici e delle sue decorazioni, si è potuto, non solo per motivi di spazio, realizzare un allestimento espositivo che può rammentare le collezioni o raccolte di opere d’arte antecedenti alla nascita dell’organizzazione museale; ma con la differenza basilare che, mentre tali raccolte private, sottostando alle leggi del mercato dell’arte, avevano caratteristiche d’instabilità, essendo sottoposte a fenomeni di dispersione o smembramenti, dovute anche alle sole vicende di successioni familiari, e che comunque rimanevano esenti dallo svolgere un ruolo sociale “pubblico”, nel caso di Palazzo Brugiotti, le nuove acquisizioni, assieme alle opere già precedentemente esposte nelle sale dell’edificio, potranno essere godute dal pubblico che normalmente frequenta, in svariate occasioni, le molteplici manifestazioni che vengono ospitate nella sede della Fondazione.


Passando, brevemente, alla qualità e al genere delle nuove opere esposte si può rilevare come, oltre ai numerosi dipinti, figuri anche un gruppo in terracotta raffigurante Il conte Ugolino e i suoi figli, opera di Jean-Baptiste Carpeaux, uno dei più rinomati scultori del Secondo Impero per il fondamentale contributo che seppe dare al passaggio dall’ideale neoclassico alla visione pittorica e realistica.
Con l’accordo stipulato con Intesa San Paolo il 29 ottobre 2014 la Fondazione Carivit ha acquisito la disponibilità in comodato delle opere d’arte già custodite nella Sede della Cassa di Risparmio di Viterbo.
Si tratta di un prezioso tesoro che rimane alla comunità del nostro territorio aperto alla fruizione del pubblico all’interno degli uffici della Fondazione, che conferma in tal modo il suo ruolo nella conservazione del patrimonio artistico e culturale della Tuscia.